i vantaggi dei token nel crowdfunding
Una ICO con emissione di utility token è molto simile al reward crowdfunding, strumento di finanziamento alternativo affermatosi ormai da qualche anno e utilizzato solitamente attraverso l'intermediazione fornita da famosi siti web quali Indiegogo, Kickstarter, Eppela o Produzioni dal Basso. Sia l'emissione di utility token che una campagna di reward crowdfunding, infatti, consentono a un imprenditore di raccogliere somme di denaro da una folla indistinta di persone in cambio di sconti, beni o servizi forniti dall'attività che verrà intrapresa grazie alla somma raccolta.
I vantaggi del token
Esistono però due differenze sostanziali rispetto a questa forma di finanziamento alternativo. La prima è l'emissione di uno "strumento", il token, che permette tecnicamente di poter usufruire del servizio; la seconda riguarda l'assenza dell'intermediazione della piattaforma di crowdfunding.
Con riguardo alla prima, è bene specificare che la presenza di uno strumento tecnico che consente l'esercizio del diritto acquisito con la somma di denaro versata non costituisce una novità nel mondo economico-giuridico. Da sempre, infatti, la prestazione di alcuni servizi è stata agevolata dalla preventiva emissione di strumenti tecnici necessari all'utilizzo dei servizi stessi.
Si pensi alle schede telefoniche, o ancora prima, ai gettoni dei primi telefoni pubblici. Al riguardo può essere utile sottolineare come in tutti questi casi la mediazione di uno strumento tecnico non caratterizza diversamente il servizio fornito né, tanto meno, il rapporto giuridico sotteso alla prestazione del servizio.
I token sono, inoltre, liberamente trasferibili. Questa caratteristica conferisce maggiore liquidità all'intero sistema. Infatti, uno degli svantaggi maggiori per il partecipante a una raccolta di crowdfunding (specialmente nell'equity crowdfunding in quanto avente a oggetto partecipazioni societarie) è quello di vincolare le somme impiegate, dato che l'attività economica che l'imprenditore si è impegnato a svolgere vede solitamente i suoi frutti solo molto tempo il termine della raccolta stessa.
Vincolo che nel crowdfunding rende l'acquisto o l'investimento, oltre che sostanzialmente, anche tecnicamente illiquido pur nel fortunato caso in cui il partecipante riesca a trovare, dopo la fine della raccolta, un soggetto interessato a ricevere lo stesso prodotto o le stesse partecipazioni societarie.

Grazie al token (e più in generale a questa tendenza definita, anche recentemente dall'ESMA, con il termine tokenization) i partecipanti potranno alienare i diritti acquisiti durante la raccolta in maniera molto più agile trasferendo la proprietà del token in cui gli stessi sono incorporati. Al riguardo è solo necessario precisare che, essendo strumenti informatici, i token sono altamente "personalizzabili". L'acquirente interessato dovrà dunque assicurarsi che non siano stati imposti limiti alla loro trasferibilità.
In questo nuovo scenario è come se i token abbiano assunto il ruolo di nuovi "intermediari" nello schema di funzionamento di questo strumento di finanziamento alternativo. E infatti, la seconda grande differenza con il crowdfunding si sostanzia proprio nella mancanza di un "soggetto" che svolga tale ruolo. Il risultato è una sorta di "spersonalizzazione" dell'intermediazione.
I limiti del crowdfunding
Il primo effetto di questa seconda differenza è quello di rendere più libertino il sistema. Nelle ICO, le richieste di finanziamento delle aziende non sono più soggette al controllo preventivo esercitato dalle piattaforme di crowdfunding.
Queste, molte volte, sia tramite l'imposizione di prerequisiti oggettivi che di valutazioni arbitrarie, limitano il numero dei progetti che possono essere presentati al pubblico, scegliendo quindi quale richiesta di finanziamento meriti di essere pubblicata sulla propria piattaforma e quale no. Lo scopo di questo filtro è sempre stato quello di proteggere gli utenti della piattaforma da potenziali truffe. Non è raro, però, che tale controllo si trasformi, in alcuni casi, in un giudizio sulle potenzialità della raccolta, traducendosi facilmente in un procedimento volto a ridurre costi per la piattaforma.
Dall'impedire che gli utenti potessero sprecare il proprio denaro, contribuendo alla promozione di progetti palesemente fallimentari, si è passati all'evitare che la stessa piattaforma possa "non utilizzare al meglio" risorse interne senza che tale utilizzo sia compensato dal successo della raccolta. È facile intuire le motivazioni di questo comportamento. Infatti, la remunerazione della piattaforma è sempre stata calcolata come una percentuale della somma totale raccolta.